Gloria

Raffigurazione della Gloria

Giuseppe Maria Mazza (Bologna 1653-1741) è l’autore degli stucchi sovrastanti l’altare maggiore, eseguiti nel 1710 in poco più di cinque mesi (dal 2 Aprile al 13 Settembre). Fu allievo del Canuti che lo avviò allo studio delle opere carraccesche ed alla tecnica dell’affresco; soggiornò più volte a Venezia, dove lavorò nella bottega di Lorenzo Pasinelli, frequentando con ogni probabilità anche lo studio dello scultore Gabriele Brunelli. La prima importante impresa e del 1681 e fu la decorazione della Cappella Manzoli di San Giacomo Maggiore a Bologna, che è andata perduta e di cui è stato ritrovato il bozzetto. Da quel momento il predominio del Mazza sulla scena bolognese è incontrastato. Senza rivali nella scultura ottiene tutte le più importanti commissioni. A Venezia lascia le sue uniche opere in bronzo: i Santi e gli Angeli sull’altare della Chiesa del Redentore. Lavorò anche a Modena, Forlì, Rimini, Pesaro e a Fano nella Chiesa del Suffragio. Morì quasi novantenne, poverissimo lasciando un “figlioletto, che ha nome Antonio, che nulla sa fare fuorché giocare al pallone …. ed una figliuola vedova, miserabile e pezzente” (Zanotti).

Raffigurazione della Gloria - Confraternita del Suffragio

L’opera fanese, grandiosa per dimensioni, ma ancor più per suggestione scenografica, raffigura l’ Eterno Padre in gloria. L’immagine, la destra alzata a benedire e la sinistra poggiata sul globo terrestre, giganteggia seduta in un luminoso squarcio di nubi, sortendo, grazie alla luce naturale di due finestre nascoste sul retro, un risultato di straordinaria evidenza plastica. Sopra l’Eterno, la colomba: lo Spirito Santo. Il grande stucco viene così a raccordarsi con l’affresco sottostante, La Crocifissione, facendosi, insieme a questo, inno grandioso alla Trinità.

La Chiesa, già detta della Trinità, fu poi detta del Crocifisso e, dal 1618, di S. Maria del Suffragio. I due angeli in basso, non partecipi del movimento che agita quelli del registro superiore, vivono di controllata compostezza, come si addice al ruolo da essi svolto di silenziosi testimoni di quell’Eucarestia (l’angelo di sinistra aveva probabilmente nelle mani un pane, quello di destra un calice) che, grazie al sacrificio della Croce, è presenza perenne di Dio fra gli uomini.

— testo di Guido Ugolini