Resurrezione

Resurrezione / Confraternita del SuffragioDi Giacinto Geminiani, pittore pistoiese del secolo XVII, si conservano a Fano tre opere, due eseguite per la Chiesa di Sant’Agostino (Sant’Agostino, appunto, e una Santa Famiglia, oggi visibile presso al chiesa fanese parimenti intitolata) e questa Resurrezione, dipinta per l’omonima cappella della chiesa del Suffragio.

Opera della maturità del pittore, come del resto le altre – La Santa Famiglia è firmata e datata 1665 – può essere collocata tra il sesto ed il settimo decennio del secolo XVII, stanti le analogie stilistiche e stante il fatto che la cappella della Resurrezione venne eretta nel 1653. I dipinti fanesi del Geminiani possono considerarsi emblematici di un iter formativo che, grazie soprattutto alle esperienze romane, porta il pittore a filtrare in un linguaggio sia pur modulato in tono minore, ma dalle connotazioni tutte personali, momenti di autentica classicità.

Bene lo evidenzia la tela della Santa Famiglia, dove la figura della Vergine, seduta e leggente, ricorda da vicino quella di una matrona romana e dove, negli oggetti sul pavimento in primo piano (martello e chiodi, tavoletta evocativa della tabella della croce, panno bianco posato sul cesto da lavoro della Vergine e disposto a suggerire la testina di un agnello), sono intuibili chiare prolessi afferenti al futuro di quel bambino che, sulle ginocchia di San Giuseppe, è da questi guardato con eloquente intensità. Ben lo dichiarano qui, nella Resurrezione, gli atteggiamenti delle quattro vigilie, la lucentezza delle loro corazze, i loro gesti di sorpresa, precisi rimandi ad una cultura figurativa che ha i suoi modelli nei Raffaello, nei Carracci, nei Sassoferrato, nei Gurecino.

Proprio in Annibale Carracci è l’antesignano di quel Cristo risorto, e precisamente nella tela, oggi al Louvre, dipinta nel 1593 per i mercanti Luchini di Bologna. Una figura che la naturalezza dei gesti e la semplicità dello star librata promuovono ad esempio da imitare, sicchè ancora nel Settecento il vadese Francesco Mancini se ne ricorderà per il Redentore e Santi della Chiesa di San Lorenzo in Selva Nera nei pressi di Sant’Angelo in Vado. Una figura che il Geminiani ammanta di splendido e sonante azzurro, vero tour de force sopra un colore a lui tanto caro e di chiara matrice salviana.

— testo di Guido Ugolini