Vergine

Vergine / Confraternita del SuffragioLa decorazione (stucchi e dipinto) del secondo altare della parete sinistra si direbbe sviluppare il tema della grandezza morale dell’uomo. A partire dal basso si vedono: l’Annunciazione nei basamenti delle due colonne, la tela con la Vergine ed il Bambino in trono con le Sante martiri Giustina da Padova e Orsola, due figure allegoriche recanti la palma del martirio e la corona della gloria alle sottostanti martiri e, sopra la centina della cornice, due cartigli con le iscrizioni ‘iustus florebit sicut palma’ e ‘omnia gloria eius ab intus’, infine, nella cimase del timpano spezzato, la raffigurazione della Vanitas (un putto che si diverte a far bolle di sapone seduto su un teschio).

La venuta di Cristo produce esempi eroici di fede, per i quali il martirio e da preferire alle lusinghe del mondo, la rinuncia alla vita, che è bulla, vanitas, è preferibile al tradimento di quei valori di onestà e giustizia che sono gloria vera e fonte di interiore gratificazione. Il dipinto, tirato ad ampie campiture di colore, chiaramente definito nelle zone d’ombra e di luce, statico e monumentale nelle figure, si muove all’interno di un ambito culturale tutto locale e cerca di conciliare, in un eccletismo di fondo, modi e linguaggi a lui familiari, quali potevano essere quelli del Palmerini, dei Moranti, dei Persciutti. Una tela insomma eseguita a Fano da un ignoto fanese attorno, o poco dopo, la metà del Cinquecento.

La raffigurazione della cimasa è una immagine nota al mondo dell’allegoria, soprattutto in area nordica, dove il tema assume spesso connotazioni iconografiche ben più complesse (vedi: Allegoria della vita e della morte, di Marten de Vos; Quis evadet ?, incisione di Hendrik Goltius). Qui i concetti espressi sono sostanzialmente due: la brevità della vita (il bimbo seduto sul teschio) e la fragilità dell’esistenza, il suo essere nulla (la bolla di sapone). “Se il fanciullo con il teschio è un memento mori, il putto raffigurato nell’atto di giocare con le bolle di sapone rappresenta il carattere transitorio e la vanità della vita umana” (R. Wittkower).

— testo di Guido Ugolini